Grandi dimissioni dal lavoro, in Italia il 30% pronto a licenziarsi

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Grandi dimissioni dal lavoro, in Italia il 30% pronto a licenziarsi. Nonostante il rallentamento graduale dell’economia globale, il fenomeno delle grandi dimissioni non accenna a fermarsi. Tra i fattori determinanti risultano la cultura, la mission aziendale e le policy di inclusione. L’intervista dell’avv. Cristiano Cominotto, presidente di A.L. Assistenza Legale, su Giornale Radio.

Le grandi dimissioni dal lavoro in Italia persistono. Secondo il Global Re:work Report 2023 di Kelly, nel nostro Paese il 33% dei lavoratori sta considerando di abbandonare la propria posizione lavorativa entro un anno a causa di insoddisfazione per la situazione o le condizioni di lavoro. Questo fenomeno coinvolge soprattutto il personale altamente specializzato, poiché le loro competenze sono richieste sul mercato e sono inclini a cercare nuove opportunità. Tra le cause di questo cambiamento vi è la ricerca di un ambiente lavorativo che favorisca una migliore qualità della vita, oltre alle tradizionali ragioni economiche. Un quarto dei lavoratori in Europa menziona come ragioni per cambiare lavoro l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la mancanza di prospettive di crescita professionale e l’assenza di un piano per lo sviluppo delle competenze.

In Italia, un altro aspetto negativo è il carico di lavoro eccessivo: il 27% dei lavoratori riferisce che l’eccessivo impegno, i team con carenze di risorse e la costante sensazione di essere in uno stato di emergenza influenzano negativamente il loro benessere mentale. Questo ha spinto molti a considerare seriamente l’idea di lasciare l’azienda. L’indagine analizza anche i dipendenti che scelgono di rimanere. Il 34% di chi decide di restare lo fa per un senso di sicurezza psicologica, mentre il 45% ha adottato una forma di “dimissioni silenziose”, ovvero svolge solo il minimo indispensabile richiesto dal proprio ruolo. Per il 54% dei partecipanti, il senso di appartenenza all’attuale azienda è il fattore chiave che li trattiene dal cambiare. Per i cosiddetti “Dedicate performer” italiani, cioè i dipendenti fedeli e performanti, la presenza di approcci inclusivi all’interno dell’azienda convince il 33% di loro a rimanere.

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