Se si parla di errore dell’inps e risarcimento danni, è recente una sentenza della Cassazione che ha chiarito quali siano le responsabilità dell’ente previdenziale italiano. E’ infatti stato precisato che l’inps è responsabile degli errori presenti nell’estratto conto contributivo e quindi è tenuto a risarcire gli eventuali danni patiti da un lavoratore a causa di tali errori.
Errore dell’inps e risarcimento danni, la sentenza
La sentenza alla quale si fa riferimento è la n. 8604 del 2 maggio 2016, pronunciata dalla Corte Suprema di Cassazione. All’interno di questa, i giudici di Piazza Cavour hanno analizzato i contorni della responsabilità dell’inps per un errore nel conteggio dell’estratto conto retributivo affermando che “il lavoratore indotto alle dimissioni da colpevole comportamento dell’Inps ha diritto al risarcimento del danno in un importo commisurabile a quello delle retribuzioni perdute fra la data della cessazione del rapporto di lavoro e quella dell’effettivo conseguimento della detta pensione, in forza del completamento del periodo di contribuzione a tal fine necessario, ottenuto col versamento di contributi volontari, da sommarsi a quelli obbligatori anteriormente accreditati”.
Errore dell’inps e risarcimento danni, il caso preso in esame
Nella vicenda presa in esame dalla Cassazione, un lavoratore, basandosi sui calcoli dell’estratto conto retributivo ricevuto dall’ente previdenziale, aveva accettato la messa in mobilità da parte dell’azienda per la quale lavorava, con la prospettiva di accedere in seguito alla pensione. Però, nel momento in cui il lavoratore ha presentato la domanda all’inps, si è scoperto che l’estratto conto conteneva degli errori sul numero di contributi. La conseguenza è che l’uomo è rimasto senza pensione e senza reddito per più di un anno. Periodo che l’ente previdenziale è stato condannato a risarcire.
Errore dell’inps e risarcimento danni, la novità introdotta dalla sentenza
Quello che è realmente interessante nella decisione dei giudici è il fatto che l’ente previdenziale sia stato ritenuto responsabile per un estratto conto non certificativo e quindi non firmato dal funzionario preposto. Secondo quanto si evince dalla sentenza, in casi come questo è primario “il principio di tutela del legittimo affidamento del cittadino nei confronti di tutti i rapporti di diritto pubblico” quest’ultimo infatti obbliga “la pubblica amministrazione a non frustrare la fiducia di soggetti titolari di interessi indisponibili, fornendo informazioni errate o anche dichiaratamente approssimative”. Infatti, “informazioni di tale natura devono ritenersi non conformi a correttezza” oltre a essere “incidenti su interessi al conseguimento e godimento di beni essenziali della vita, come quelli garantiti dall’articolo 38 della Costituzione”.
Questa sentenza potrebbe servire affinchè l’INPS, ma anche gli altri istituti previdenziali, porgano maggiore attenzione nell’elaborazione delle informazioni inviate. Basti pensare che le indicazioni contenute nelle buste arancioni inviate nelle scorse settimane potrebbero essere fonte di responsabilità, se le informazioni date al lavoratore dovessero essere errate e recargli danno.
AL Assistenza Legale
Dott. Claudio Bonato