Diagnosi errata: “affaticato dallo stress”, muore 24 ore dopo per un attacco ischemico

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Diagnosi errataDiagnosi errata: così è andata per il signor Piero, 58 anni, dirigente d’azienda in pensione di Chivasso (Torino) la cui peripezia è iniziata in un pomeriggio di sole del 1997. Di ritorno dalla consueta corsa di allenamento quotidiana avvertì dei dolori alla spalla e al petto sinistri, in tutti i sensi. Giunto a casa, l’uomo avvisò telefonicamente il proprio medico di base, assente in quel momento dallo studio; il signor Piero fu pertanto costretto a lasciare un messaggio in segreteria nel quale lo informava della sua situazione di sofferenza.

  • Diagnosi errata: la visita del medico di base

Il medico ha in seguito chiamato l’assistito la sera alle 21.00 circa, rassicurandolo che la condizione di dolore e affaticamento sarebbe certamente legata allo stress e allo sforzo fisico della corsa. Consigliò di dormici sopra e garantì che il giorno successivo sarebbe passato a visitarlo in casa. L’indomani la visita a domicilio e il consiglio di riposare e assumere un farmaco per alleviare la stanchezza. Durante la notte seguente il signor Piero si recò in bagno, come consuetudine, ma in quel momento perse i sensi, cadde e svenne.

  • Diagnosi errata: i familiari della vittima

I familiari non persero un attimo e lo soccorsero tempestivamente portandolo al pronto soccorso dell’ospedale più vicino, il Giovanni Bosco di Torino, dove venne diagnosticato al paziente un attacco ischemico cerebrale.

E’ il 1997, e il signor Piero patirà le conseguenze di quell’ischemia sopportando ricoveri ospedalieri, cure e terapie fino al 2011, anno in cui perderà la vita.

  • Diagnosi errata: il percorso legale

I sintomi dell’ischemia riportati dall’uomo erano, a detta di medici e specialistici, talmente evidenti ed inequivocabili al punto che la famiglia decise, quattordici anni fa, di intraprendere un percorso legale per appurare se sono stati compiuti errori, mancanze o leggerezze in quei fatidici giorni del 1997 e chi ne fosse stato eventualmente responsabile.

A distanza di quasi tre lustri, secondo il giudizio della Cassazione l’Asl è costretta a un risarcimento danni, subiti dagli eredi del signore, pari a 180mila euro. Nel caso specifico del signor Piero, la Cassazione ha giudicato colpevole di ritardo nell’operato il medico di base il quale, come se non bastasse, dal 2005 si è trasferito in Australia, rendendosi irreperibile e complicando ulteriormente il naturale procedere delle indagini.

  • Diagnosi errata: i cambiamenti nella normativa di riferimento

A questa condanna, esemplare per i familiari coinvolti nel triste caso del signor Piero, si aggiunga però un’evoluzione del sistema di assunzione dei medici di base che, fino a prima della suddetta sentenza, erano considerati liberi professionisti mentre ora sono direttamente associati all’Asl di riferimento. Chiarificatore è il commento di uno degli avvocati della famiglia che afferma: “Il grosso buco che c’era in sanità era generato dal fatto che il medico di base veniva considerato un libero professionista e i danni venivano chiesti solo a lui. Se scappava o non pagava, il paziente non veniva risarcito.

  • Diagnosi errata: risarcirà la ASL

Ora sarà la Asl a dover risarcire; – e aggiunge – Questa è una sentenza innovativa che in ambito civilistico è in grado di modificare un sistema intero.” Il processo è stato così lungo proprio perché è stata ribaltata una prassi giuridica in favore del cittadino, dal momento che all’inizio del procedimento l’Asl aveva rifiutato di pagare il risarcimento danni contestando appunto la natura del legame lavorativo con il medico di base citato a giudizio. In appello, inoltre, venne del tutto negato il risarcimento affermando l’assenza di collegamenti tra Asl e medico di base.

  • Diagnosi errata: la sentenza della Cassazione

Ma ora la vicenda è giunta a un punto fermo: “L’Asl è responsabile civilmente – scrivono i giudici della Cassazione – ai sensi dell’articolo 1228 del codice civile, del fatto illecito che il medico, con essa convenzionato per l’assistenza medico-generica, abbia commesso in esecuzione della prestazione curativa, ove resa nei limiti in cui la stessa è assicurata e garantita dal Servizio sanitario nazionale in base ai livelli stabiliti secondo la legge”.

Dott. Claudio Bonato

AL Assistenza Legale – www.alassistenzalegale.it

 Diagnosi errata

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