Ristoranti vietati ai bambini: la pratica “children free”

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Sta accadendo sempre più spesso che i locali aderiscano alla cd. pratica “children free” ovvero vietare l’ingresso ai bambini molto piccoli o anche adolescenti. Ristoranti vietati ai bambini: la pratica “children free”.

La tendenza è di importazione Americana e anche nel nostro paese, soprattutto nelle grandi città ha preso già molto piede.

Analizziamo pertanto la problematica per comprendere se tale divieto sia o meno legittimo.

La normativa di riferimento nel nostro paese è l’art. 3 della Costituzione che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge indipendentemente dal genere, dallo stato civile, dalle condizioni economiche e sociali, garantendo il pieno sviluppo della persona umana.

Ristoranti vietati ai bambini: la pratica “children free”

L’età anagrafica di una persona rientra sicuramente nel predetto principio di uguaglianza

Altra normativa di riferimento è il Regio Decreto n. 635 del 1940 che prevede: “Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chi le domandi e ne paghi il prezzo”.

Come si intuisce dalla norma il divieto può essere accordato solamente se vi sia un “legittimo motivo” ovvero una giustificazione che consenta il mancato ingresso nel locale con conseguente mancanza di servizio.

Ristoranti vietati ai bambini: la pratica “children free”

Sicuramente tale normativa è applicabile ai locali che vendono bevande alcoliche e che pertanto non potranno consentire l’ingresso (e ovviamente il consumo) ai minori di anni 18 oppure a persone che manifestano ubriachezza.

Oppure quando vi siano specifiche aree in un locale per fumatori o per chi porta con sé animali domestici. Ma, al di fuori di queste problematiche, l’esercente non può rifiutare l’ingresso nel locale senza giustificato motivo.

Non si può nascondere come la necessità di vietare l’ingresso ai bambini in alcuni ristoranti sia dovuta alla sempre più dilagante maleducazione degli stessi e a volte anche la impossibilità di avere degli spazi per collocare passeggini ingombranti o sediolini ai tavoli.

Per assurdo, in alcuni locali potrebbe entrare il nostro amato animale domestico e non nostro figlio o nostro nipote!

Appare altresì di difficile interpretazione che per un solo bambino poco educato possa rimetterci tutta la categoria (genitori compresi), non potendo accedere ad uno o più locali pubblici.

Sicuramente è corretto da parte del ristoratore allontanare le persone maleducate dal proprio locale (indipendentemente che siano minori o meno), ma al momento, quantomeno dal punto di vista legislativo risulta difficile giustificare il divieto di ingresso in un locale ai minori tout court.

Ristoranti vietati ai bambini: la pratica “children free”

I motivi reali dei divieti al momento, non trovando supporto normativo nella legge italiana dovendo come già detto fare riferimento al cd. “legittimo impedimento”, risultano più vicini ad una strategia imprenditoriale e null’altro.

Avv. Rosaria Mingo

Dipartimento Famiglia di A.L. Assistenza Legale

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