Fumo passivo in ufficio

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Fumo passivo in ufficio, ecco cosa prevede la legge e come far valere al meglio i propri diritti per ottenere risarcimento danni.In Italia vige dal 2003 la cosiddetta legge antifumo, chiamata anche legge Sirchia, la quale regolamenta il fumo passivo in ufficio vietando di fumare nei luoghi di lavoro. A dover far rispettare questa legge nei propri locali è il datore di lavoro. Il quale è responsabile di quello che accade all’interno della propria azienda. Di recente, questo tipo di responsabilità è stato ulteriormente marcato da una sentenza della Cassazione. I Giudici hanno infatti chiarito come le responsabilità dei datori di lavoro in materia di legge antifumo non si esauriscano con circolari ai dipendenti e cartelli di divieto. Il datore di lavoro dovrà infatti accertarsi che queste norme vengano rispettate o altrimenti prendere provvedimenti in merito.

Fumo passivo in ufficio, la sentenza:

La sentenza della Cassazione di cui abbiamo parlato è la 4211 del 3/3/2016. In questa una nota emittente televisiva nazionale è stata condannata a un risarcimento danni di 32mila euro, senza contare gli interessi. Questa cifra comprende i danni biologici e morali da fumo passivo subiti da una giornalista ora in pensione, ex conduttrice di un TG. Da quanto afferma la sentenza, nei corridoi e negli uffici dell’emittente televisiva non sarebbero stati rispettati i divieti di fumare.  L’emittente è stata quindi giudicata colpevole in quanto manchevole nel prendere provvedimenti per far rispettare i divieti imposti dalla legge. Il permessivismo dell’emittente televisiva è stato quindi punito. Questo perchè non sono state ritenute sufficienti le circolari e gli avvisi di divieto di fumare emessi dall’azienda, la quale non avrebbe invece controllato a dovere che i divieti venissero rispettati. Questa sentenza potrebbe diventare un serio monito per tutti i responsabili di luoghi di lavoro nei quali non vengono fatte rispettare le norme vigenti per il fumo.

 Fumo passivo in ufficio, il risarcimento danni

Alla protagonista di questa sentenza è stata riconosciuta “la riconducibilità eziologica della patologia riscontrata a carico della lavoratrice alle condizioni di lavoro, ravvisando un danno biologico pari al 15%, con conseguente risarcimento danni”.

Per poter chiedere risarcimento danni devono sussistere questi punti imprescindibili:

  • Si deve aver subito un danno.
  • Vi deve essere un comportamento scorretto o illegittimo di qualcuno.
  • Deve esistere un nesso causale tra il comportamento scorretto e il danno subito.
  • Si deve poter provare che il nesso causale tra comportamento e danno sia effettivo.

Il consiglio, per chi abbia subito danni a causa del fumo passivo in ufficio, è quello di rivolgersi a un avvocato per poter far valere al meglio i propri diritti.

AL Assistenza Legale

Dott. Claudio Bonato

www.alassistenzalegale.it

 

 

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