Un anziano muore a distanza di due mesi dall’ultimo intervento chirurgico, eseguito per l’asportazione di polipi intestinali, e la Asl riconosce un risarcimento danni per i familiari, la moglie e i figli, di 300mila Euro.
Si è dunque conclusa con una transazione la causa civile che ha visto contrapposti gli eredi di D.D.G., uomo 68enne di Vasto, e l’azienda sanitaria che è stata citata in giudizio per chiedere il risarcimento danni per i familiari dell’anziano deceduto il 5 maggio 2012, mentre era ancora ricoverato al Policlinico Santissima Annunziata di Chieti.
Una storia di malasanità sembrerebbe proprio essere quella che emerge dalle carte processuali che si è conclusa con il risarcimento danni per i familiari. Infatti, nell’atto di citazione presentato al Tribunale di Chieti dai legali dei familiari eredi, verrebbe rimarcata la “condotta colposa tenuta dai sanitari della divisione di chirurgia”, il cui operato sarebbe stato “caratterizzato da macroscopici errori professionali, posti in essere sia in fase preparatoria, sia in corso di esecuzione dell’intervento chirurgico”. Sempre secondo i legali “il decesso deve essere ricondotto alle gravi negligenze poste in essere dagli operatori che ebbero in cura il paziente”. Ad una sentenza però, non si è mai arrivati. Infatti in fase istruttoria e prima ancora che venisse nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio, la Asl ha proposto una transazione pari a una somma di 300mila Euro, quale risarcimento danni per i familiari a titolo di danni patrimoniali, biologici e morali subiti.
La lunga e sfortunata storia dell’anziano abruzzese inizia il 12 marzo 2012, quando viene ricoverato nel reparto di chirurgia di Chieti con una diagnosi di “polipi intestinali”. Il giorno seguente viene sottoposto a un intervento di “Polipectomia Endoscopica”, il quale conferma la neoplasia, e in seguito dimesso dopo 24 ore dall’intervento stesso. Però, a distanza di 14 giorni, il 28 marzo, il paziente viene di nuovo ricoverato nello stesso reparto e nel giro di un mese sottoposto a ulteriori sette nuovi interventi chirurgici d’urgenza con un conseguente notevole peggioramento del proprio quadro clinico, anche a causa di sopraggiunte infezioni, e con una grave compromissione delle funzioni vitali. Nonostante le terapie, le trasfusioni di sangue e di plasma effettuate all’anziano, che nel frattempo è trasferito nel reparto di rianimazione dello stesso ospedale, il suo cuore smette di battere il 5 maggio 2012, mentre è ancora ricoverato nella struttura sanitaria. Da quello che sembra essere un vero e proprio caso di malasanità è nata la causa civile conclusasi questo mese con un risarcimento danni per i familiari di 300mila Euro.
Fonte dichiarazioni: Il Centro
Dott. Claudio Bonato
AL Assistenza Legale