Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

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INDICE – Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

I dati

Il diritto alla giustizia in caso di infezioni ospedaliere: quando e come agire

Rapporto causa-effetto in caso di malasanità

La responsabilità ospedaliera: i criteri di valutazione

Criteri e norme sulla responsabilità, la Legge Gelli-Bianco

Quanto tempo ho per chiedere un risarcimento per infezione in ospedale?

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

I dati

L’infezione ospedaliera rappresenta un grave problema di sanità pubblica in Italia. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno nel nostro Paese si registrano circa 200.000 casi di infezioni nosocomiali, ovvero quelle contratte durante il ricovero ospedaliero. Queste infezioni possono essere causate da batteri, virus o funghi, e colpiscono soprattutto i pazienti più vulnerabili, come anziani e immunodepressi.

La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia di Covid-19, che ha colpito duramente le strutture ospedaliere italiane. Secondo i dati del Ministero della Salute, durante la prima ondata di Covid-19 in Italia si sono verificati oltre 15.000 casi di infezioni ospedaliere, con un tasso di mortalità del 25%.

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

Il diritto alla giustizia in caso di infezioni ospedaliere: quando e come agire

Le infezioni ospedaliere possono avere gravi conseguenze per la salute dei pazienti, causando complicazioni e persino la morte. Quando una infezione nosocomiale si verifica, è importante capire chi ne sia responsabile e quali siano le procedure per ottenere giustizia.

In generale, gli ospedali hanno l’obbligo di garantire un ambiente sicuro per i pazienti e di adottare tutte le precauzioni necessarie per prevenire le infezioni ospedaliere. Se un paziente contrae un’infezione, l’ospedale potrebbe essere ritenuto responsabile se si dimostra che non ha adottato le precauzioni necessarie per prevenirla.

Inoltre, i medici e il personale sanitario hanno l’obbligo di fornire cure adeguate e di rispettare gli standard di cura. Se un medico o un infermiere non rispetta queste norme e ciò porta all’infezione del paziente, potrebbe essere ritenuto responsabile per la sua negligenza.

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

È importante sottolineare che ogni caso è diverso e che per ottenere giustizia in caso di infezioni ospedaliere, è necessario valutare attentamente le circostanze specifiche. Tuttavia, se si ritiene che l’ospedale o il personale sanitario siano stati negligenti e che ciò abbia causato danni al paziente, è possibile intraprendere azioni legali per ottenere un risarcimento.

Va qui specificato come la legge italiana norma la responsabilità dei sanitari e delle strutture ospedaliere. Con l’entrata in vigore della Legge Gelli-Bianco del 2017 è stata introdotta una sostanziale riforma per quanto concerne la responsabilità in casi di infezioni ospedaliere (e più in generale di malasanità). La suddetta Legge ha infatti posto l’accento sulla difficoltà nel riuscire a individuare i sanitari ai quali imputare la responsabilità di una infezione contratta in una struttura sanitaria.

Per riuscire a superare queste difficoltà, la Legge Gelli-Bianco ha riconosciuto l’esistenza di una responsabilità contrattuale da ritenersi in capo alle strutture sanitarie, alle quali potranno essere rivolte le richieste di risarcimento dei danni subiti. Per quanto concerne i sanitari, la responsabilità è da ritenersi residuale e di natura extracontrattuale. Per questi ultimi la legge evidenzia inoltre l’importanza del “rischio clinico” che è possibile arginare intraprendendo specifiche procedure volte a ovviare l’insorgenza di infezioni, rendendo queste ultime maggiormente prevenibili e prevedibili.

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

Rapporto causa-effetto in caso di malasanità

Quando si intraprendono azioni legali per ottenere un risarcimento in caso di infezioni ospedaliere, è necessario dimostrare la presenza di un rapporto di causa-effetto tra il comportamento dei sanitari o della struttura e l’infezione contratta dal paziente. Questo rapporto di causalità, detto anche “prova del nesso causale”, è di fondamentale importanza per dimostrare la responsabilità dell’ospedale o del personale sanitario.

Per fornire la prova del rapporto di causa-effetto, è necessario raccogliere tutte le informazioni e le prove disponibili, come documenti medici, rapporti diagnostici e testimonianze di esperti. È importante valutare attentamente ogni dettaglio del caso e cercare eventuali prove che dimostrino l’esistenza del nesso causale tra il comportamento dei sanitari e l’infezione contratta dal paziente.

Inoltre, è importante sottolineare che la prova del rapporto di causa-effetto non è sempre facile da fornire, in quanto spesso le infezioni ospedaliere possono essere causate da diversi fattori. Tuttavia, se si dimostra che il comportamento della struttura o dei sanitari ha contribuito in modo significativo alla contrazione dell’infezione, ciò potrebbe essere sufficiente per dimostrare la responsabilità.

Va qui specificato che la valutazione di un medico legale al fine di individuare l’esistenza di una possibile responsabilità è fondamentale. Il consiglio è quindi quello di farsi assistere fin dai primi momenti da un avvocato che, con l’aiuto di un medico legale, possa percorre la giusta strada per capire se di malasanità si tratta e in che modo ottenere giustizia.

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

La responsabilità ospedaliera: i criteri di valutazione

Per stabilire la responsabilità della struttura sanitaria in caso di infezioni ospedaliere, la Giurisprudenza (citiamo a titolo esemplificativo la Cassazione civile, Sentenza n. 29315/2018) ha individuato alcuni criteri di valutazione che possono essere utilizzati nel processo di valutazione delle prove a disposizione.

Uno di questi criteri è il criterio temporale, ovvero il numero di giorni trascorsi dopo le dimissioni dall’ospedale. Se il paziente sviluppa un’infezione ospedaliera entro un determinato periodo di tempo dopo le dimissioni, ciò potrebbe indicare un’insufficiente prevenzione delle infezioni durante il ricovero.

Un altro criterio importante è il criterio topografico, ovvero l’insorgenza dell’infezione nel sito chirurgico interessato. Se un paziente sviluppa un’infezione in una zona del corpo che è stata sottoposta a un intervento chirurgico, ciò potrebbe indicare una mancanza di igiene o di procedure di sterilizzazione adeguati.

Infine, il criterio clinico implica la valutazione delle misure di prevenzione adottate dalla struttura sanitaria. In particolare, è necessario verificare se sono state adottate tutte le precauzioni necessarie per evitare la diffusione delle infezioni ospedaliere, come ad esempio la corretta gestione dei dispositivi medici, la disinfezione delle superfici e la formazione del personale sanitario.

Criteri e norme sulla responsabilità, la Legge Gelli-Bianco

Per stabilire la responsabilità della struttura sanitaria in caso di infezioni ospedaliere, è necessario fare riferimento norme di legge vigenti in materia.

In particolare, la Legge 24 aprile 2017, n. 24, nota come “Legge Gelli-Bianco” in merito alle “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.”, ha introdotto importanti novità in tema di prevenzione e controllo delle infezioni ospedaliere. La normativa prevede l’obbligo per le strutture sanitarie di adottare misure di prevenzione e di controllo delle infezioni ospedaliere, attraverso l’attuazione di protocolli di igiene e la formazione del personale sanitario.

Inoltre, la legge prevede l’obbligo per le strutture sanitarie di istituire un sistema di sorveglianza epidemiologica delle infezioni ospedaliere, al fine di monitorare l’andamento delle infezioni e adottare le misure necessarie per prevenirle.

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

A tal proposito la Cassazione sez. III, con la sentenza 23/02/2021, n.4864, si è ulteriormente soffermata su quali siano gli oneri probatori che gravano sulle strutture sanitarie al fine di dimostrare che siano stati rispettati i criteri di prevenzione delle infezioni ospedaliere. Segue un elenco di sintesi su quanto riportato dai Giudici:

  • Esatta indicazione dei protocolli sulla disinfezione, disinfestazione e sterilizzazione di tutti gli ambienti e i materiali
  • Precise indicazioni sulle modalità di raccolta, lavaggio e disinfezione della biancheria utilizzata
  • Indicazioni sulle modalità di smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi
  • Caratteristiche del servizio di mensa e dei relativi strumenti di distribuzione di cibi e bevande
  • Le modalità di preparazione e conservazione dei disinfettanti, nonché del loro utilizzo
  • Quale sia la qualità dell’aria e dei relativi impianti di condizionamento
  • L’avvenuta attivazione di un sistema interno di sorveglianza e di notifica
  • Quali siano i criteri adottati per il controllo e la limitazione dell’accesso ai visitatori
  • Quali sono i controlli per quanto concerne gli infortuni e le malattie del personale, oltre alle profilassi vaccinali
  • Quale sia il rapporto numerico adottato tra personale e degenti
  • L’esistenza di una sorveglianza basata sull’analisi di dati microbiologici di laboratorio
  • L’avvenuta redazione di un report da parte di tutti i reparti al fine di comunicare alle direzioni sanitarie l’eventuale presenza di germi patogeni-sentinella
  • L’esatta indicazione dell’orario dell’esecuzione delle attività previste per la prevenzione del rischio

Infezione in ospedale: cosa fare e come ottenere giustizia

Quanto tempo ho per chiedere un risarcimento per infezione in ospedale?

Anche per i casi di infezione in ospedale esistono dei termini di prescrizione per l’avvio di una richiesta di risarcimento dei danni. Volendo estremamente sintetizzare, possiamo affermare che i tempi di prescrizione sono di 5 o 10 anni, a seconda di chi sia il responsabile. In questo caso le distinzioni sono enunciate sempre dalla Legge Gelli – Bianco, la quale, al suo articolo 7, distingue la responsabilità dei sanitari da quella delle strutture ospedaliere.

Nel caso dei sanitari, la legge Gelli – Bianco prevede, secondo quanto normato dall’art. 2043 del Codice Civile, una responsabilità extracontrattuale, per la quale è previsto un tempo di prescrizione di 5 anni.

Nel caso delle strutture sanitarie la legge prevede che queste ultime rispondano delle condotte dolose dei sanitari che vi lavorano. La Legge Gelli-Bianco, riconosce questo tipo di responsabilità come contrattuale, normata di conseguenza dagli articoli 1218  e 1228 del Codice Civile, che indicano il tempo di prescrizione in 10 anni.

Va prestata molta attenzione al fatto che le tempistiche di 10 o 5 anni che abbiamo indicato per chiedere un risarcimento dei danni subiti, decorrono dal momento nel quale il paziente interessato ha “consapevolezza” di essere stato vittima di un presunto errore medico. Questo si spiega dal fatto che esclusivamente in quel momento l’interessato sarà realmente in grado di far valere i propri diritti.

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