Gli avvocati e la Blockchain. Trascrizione del discorso ai nuovi entranti in vista del Meeting Nazionale A.L. 2023

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Dato che A.L è nata nell’anno 2008 all’alba dell’iniziato terzo millennio nel periodo di transizione dalla tradizionale figura dello studio legale verso un concetto più moderno di collegamento tra studi professionali, che fa leva sulla cooperazione più che sull’associazione, nel rispetto delle inevitabili e sempre più indispensabili specializzazioni, vorrei spendere ancora qualche parola sull’importanza della condivisione e del brand nella nostra civiltà multimediale e ora sempre più digitale.

Del resto il fondatore avv. Cristiano Cominotto è stato il precursore di modelli che altri poi hanno adottato, a dimostrazione del fatto che ci ha azzeccato. Avevo a mia volta già seguito questa impostazione e guardato oltre…  rispetto al modello di studio legale che l’illustre genitore aveva impostato e imposto, vale a dire di uno studio, all’epoca non ancora telematico, improntato all’eccellenza del suo unico, impareggiabile e insostituibile titolare. Il mio tributo verso il compianto avv. Aldo Bonomo è a tutt’oggi scolpito nel mio primo sito Web a lui dedicato (www.bonomonline.it), dove si legge in prima battuta dell’importanza del collegamento tra studi professionali.

Sono poi seguiti vari miei scritti sul tema, come anche una videonota dal titolo “Professionalità… visibile” in cui sottolineo l’importanza della visibilità in Rete, non basta l’eccellenza se poi uno non si fa vedere, non si fa trovare nel mare magnum  di offerte al ribasso  da parte di una categoria professionale ahimè inflazionata, nonostante il retaggio di prestigio umanistico e letterario del giurista e soprattutto dell’avvocato, considerato come un abile scrittore e un fine dicitore… altri tempi.

Più volte il fondatore e nostro collega Cristiano ha sottolineato la forza e l’importanza del brand, soprattutto in contesti di prestigio e internazionali, dove altrimenti se ci si presenta con nome e cognome, come avvocato singolo, non si viene proprio considerati. Si tratta allora di valorizzare al massimo l’etichetta della nostra associazione, con il nuovo look che si è ora dato a partire dal logo, ora committed to excellence e di respiro internazionale, e poi dal nuovo sito Web che possiamo tutti ammirare grazie ad Artur. Il logo di A.L. è insomma imprescindibile, da usare anche tra di noi durante le nostre riunione da remoto. Avete visto che Sandy, responsabile della comunicazione insieme al nostro attento e instancabile addetto stampa Claudio Bonato, ci ha mandato giorni fa gli strumenti di brandizzazione, la carta intestata, il logo per i biglietti da visita, lo sfondo per Zoom.

In questi ultimi anni è aumentato esponenzialmente l’interesse degli avvocati verso la Distributed Ledger Technology, la tecnologia di registro distribuito, meglio nota come Blockchain. Ora si stanno facendo anche dei master di tipo universitario, talmente numerosi sono gli sbocchi professionali che tale tecnologia consente in più settori. Il protocollo Bitcoin insomma si è dimostrato molto più fertile rispetto alla creazione e al passaggio di valute digitali.

Tale nuova tecnologia, in parte ancora inesplorata nelle possibili applicazioni, è perfetta non solo per gestire scambi di contenuti digitali preservando il diritto morale d’autore e i diritti di utilizzazione economica dell’opera, ma anche nella lotta contro la pirateria e lo streaming illegale dei contenuti.

Ora, se lo stesso Parlamento Europeo dice, nel rapporto intitolato “Come la tecnologia blockchain può cambiare le nostre vite”, capirete l’importanza di tale tecnologia autoregolatoria che fa a meno del controllo di qualsiasi autorità e di comprenderne almeno le basi. 

La svolta della DLT sta nel fatto che la transazione inserita nella catena di blocchi non è “certificata” da un’autorità centrale, bensì tramite la scoperta dell’algoritmo – su cui si basa il blocco delle transazioni – da parte di un nodo, gestito da un miner il quale blocca la transazione apponendo una impronta digitale chiamata “hash” e ricavandone un compenso.

Un insieme di blocchi di transazioni forma la catena, appunto la blockchain, che mantiene per sempre la traccia di ogni transazione in un sistema riconosciuto come legittimo da tutti gli appartenenti alla catena. In mancanza di un’autorità centralizzata che detiene il ledger, il registro, certificandone la validità, ogni nodo possiede una copia della blockchain nella quale chiunque può entrare con una transazione se gli altri partecipanti sono d’accordo.

Perché piace e non piace? Piace perché è trasparente, democratica peer-to-peer, difficilmente corruttibile e hackerabile; non piace, di contro, per il paventato rischio di eliminare l’intermediazione di soggetti finora ritenuti essenziali nel mercato, istituzioni, banche, notai e noi avvocati. Sono gli stessi timori in sostanza che riguardano l’Intelligenza Artificiale.

Timori ingiustificati perché il modello cooperativo e di condivisione è decisivo per il salto quantico di intelligenza dell’umanità. Pensiamo solo al fatto che la categoria professionale che sembrava più vulnerata dalla blockchain, quella dei notai, ha perfettamente compreso che il progresso non si può rallentare, costruendo la propria notarchain, per l’immediatezza e facilità di ogni tipo di archiviazione. Il passo successivo sarebbe che gli stessi notai possano diventare miners, in un’estensione planetaria della validazione notarile degli atti dispositivi dei beni immobili.

Noi avvocati possiamo intanto rendere più agile il nostro studio avvalendoci di tale tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale, uno dei motori della quarta rivoluzione industriale, sfruttando questa straordinaria semplificazione del lavoro che ci viene offerta, semplificazione che deve essere messa al servizio della giustizia e della certezza del diritto. Grazie per l’attenzione.

Milano, 26. 5.2023
Avv. Giovanni Bonomo – Assistenza Legale Chief Innovation Officer – Diritto dell’informazione e dell’informatica

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