Una frattura a una gamba. Un’operazione per sistemarla, ma qualche giorno dopo la morte al reparto rianimazione. Entrare in ospedale per una frattura e morire meno di una settimana dopo. Pare inverosimile, ma è ciò che è accaduto a Maria Rita La Mantia. Caso di malasanità?
I famigliari della vittima vogliono la verità e hanno presentato un esposto in Procura per scoprirla.
Frattura a una gamba: i fatti
La donna, 43enne del palermitano, era stata ricoverata al Policlinico a seguito di una caduta avvenuta per strada. Alcuni passanti che avevano assistito alla scena, hanno chiamato un’ambulanza e così la donna è arrivata al Policlinico. Qui venne ricoverata al reparto di ortopedia e operata per una frattura a una tibia. Però, a seguito dell’operazione, Maria Rita non si riprese. Quindi, dopo 5 giorni, venne trasferita al reparto di rianimazione del Civico. Qui morì per un arresto cardiorespiratorio. La causa, secondo quanto si leggerebbe nel referto, sarebbe uno shock settico e una insufficienza renale acuta.
Frattura a una gamba: i famigliari della vittima
Ma ai famigliari questa storia sembra irreale. Qualcosa deve essere andato per il verso sbagliato. La donna, secondo loro, godeva di ottima salute prima di entrare al Policlinico. Infatti, assistiti dal loro avvocato, hanno presentato un esposto in Procura. Esposto nel quale sembra venga chiesto anche un accertamento delle cause della morte oltre a un esame delle cartelle cliniche dei rispettivi ospedali. Intanto dal Policlinico fanno sapere la loro totale disponibilità ad attivare tutte le procedure previste al fine di poter fare piena luce sull’accaduto.
Frattura a una gamba: indagini in corso
Che si tratti di un caso di malasanità o meno sarà la magistratura a doverlo scoprire. Sta di fatto che Maria Rita La Mantia, 43 anni e volontaria della chiesa di Santa Maria di Gesù di Belmonte Chiavelli, non c’è più. E il modo in cui è morta sembrerebbe avere del paradossale: morta dopo un’operazione a una gamba fratturata. Si auspica che, se le responsabilità mediche dovessero essere accertate, i famigliari della vittima ricevano quantomeno un congruo risarcimento danni.
