Disagio sul posto di lavoro: i consigli dell’avvocato

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Dall’inquadramento giuridico alla possibilità di ottenere il risarcimento, ecco cosa sapere sulle conseguenze del mobbing e dello stress lavoro-correlato.

In questa intervista esclusiva per Telelombardia, l’avvocato Cristiano Cominotto, esperto in diritto del lavoro, approfondisce una delle questioni più delicate e complesse che possono coinvolgere un individuo: il disagio sul posto di lavoro.

Secondo il legale, il mobbing e lo stress lavoro-correlato rappresentano “una delle condizioni più terribili” che un lavoratore possa vivere, con pesanti ripercussioni sulla sua salute fisica e mentale. Ma quali sono i riferimenti normativi a cui fare affidamento per tutelare i propri diritti in questi casi?

“Il principale riferimento è l’art. 2087 del Codice Civile, che impone al datore di lavoro l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti”, spiega l’avvocato Cominotto. “A questo si aggiungono il D.Lgs. 81/2008 sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e la Legge 300/1970 (Statuto dei Lavoratori), che vieta espressamente qualsiasi forma di discriminazione e vessazione”.

Ma cosa fare concretamente per far valere i propri diritti in caso di disagio sul lavoro? “È fondamentale documentare con precisione ogni episodio di mobbing o stress lavoro-correlato, attraverso testimonianze, referti medici e comunicazioni aziendali, è possibile dimostrare l’esistenza del danno e il nesso di causalità con le condotte del datore di lavoro. Solo in questo modo si potrà ottenere un adeguato risarcimento”.

Dunque, tutelare se stessi di fronte a situazioni di disagio sul lavoro è possibile, ma richiede un approccio rigoroso e consapevole del quadro normativo di riferimento.

Disagio sul posto di lavoro

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