La famiglia attacca i sanitari per una diagnosi sbagliata, ma l’Asl 5 di Pisa replica che “il ragazzo è stato anni colpito da un evento imprevedibile la cui origine solamente l’autopsia potrà chiarire” Un ragazzo di diciassette anni è deceduto a causa di una leucemia fulminante solo pochi giorni dopo che i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Pontedera (Pisa) gli avevano diagnosticato un’otite. Ora la famiglia attacca i dottori per la diagnosi sbagliata, ma l’Asl 5 di Pisa replica che “il ragazzo è stato colpito da un evento imprevedibile la cui origine solamente l’autopsia potrà chiarire” e che i medici hanno “agito correttamente”.
La storia del ragazzo di 17 anni Younes Fatmi, originario del Marocco ma residente a Cenaia (Pisa), ha avuto inizio nei primi giorni di gennaio 2015.
A seguito di una perdita di sangue da un orecchio, la sorella del giovane pisano, il 5 gennaio, ha accompagnato suo fratello al pronto soccorso di Pontedera dove il diciassettenne è stato visitato dai medici che lo hanno in seguito dimesso con un’otite come diagnosi e prescrivendo al paziente una visita specialistica, visita che è stata eseguita due giorni più tardi, il 7 gennaio.
A seguito di questa visita specialistica è stata confermata la precedente diagnosi: otite.
Sabato 10 gennaio però il ragazzo di origini marocchine è stato vittima di un altro malore ed è stato trasferito d’urgenza dal 118 all’ospedale di Cisanello a Pisa dove gli è stata diagnosticata dai medici un’emorragia cerebrale provocata, secondo quello che viene detto dalla famiglia della vittima, “da una leucemia fulminante che avrebbe potuto essere individuata e curata se a Pontedera lo avessero sottoposto agli esami del sangue”.
Ma l’Asl 5 di Pisa, dal canto suo, tiene a precisare che nei giorni precedenti “il ragazzo non presentava alcun segnale clinico che potesse indurre i sanitari a effettuare ulteriori accertamenti diagnostici”. Secondo l’Asl, i medici dell’ospedale di Pontedera dove il ragazzo si recò il 5 gennaio, avrebbero quindi agito in modo corretto e non ci sarebbe stata alcuna diagnosi sbagliata.
Le condizioni del diciassettenne, giovane promessa del ciclismo del gruppo sportivo di Fucecchio (Firenze), si sono via via aggravate fino all’arrivo del decesso con l’accertamento della morte cerebrale effettuato dai medici dell’ospedale di Pisa che dal 10 gennaio hanno avuto il giovane in cura.
Tuttavia da ciò che ribadisce l’Asl 5 di Pisa, il ragazzo al momento del suo arrivo in pronto soccorso a Pontedera (Pisa) lunedì 5 gennaio, non avrebbe necessitato di ulteriori esami perché, come spiega la direzione aziendale in una nota, “tutti i protocolli, in caso di assenza di febbre o altri sintomi particolari, non prevedono esami ematici. Siamo convinti che i medici abbiano agito correttamente e ricordiamo che l’iter diagnostico terapeutico è totalmente tracciabile. Purtroppo il ragazzo è stato colpito da un evento imprevedibile la cui origine solamente l’autopsia potrà chiarire”, a detta del personale medico non vi sarebbe quindi stata alcuna diagnosi sbagliata.
La famiglia del ragazzo, nonostante le dichiarazioni del personale medico, insiste sulla diagnosi sbagliata che avrebbe causato il decesso. Chiede quindi giustizia a gran voce, dichiarando che un semplice esame del sangue, effettuato durante la permanenza al pronto soccorso del giovane, cioè pochi giorni prima della sua morte, avrebbe salvato la vita al diciassettenne.
Fonte dichiarazioni: Corriere.it
Dott. Claudio Bonato
AL Assistenza Legale
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