Caso di malasanità ? Il medico ortopedico che l’ha operata avrebbe lasciato la punta di un trapano all’interno del braccio durante un intervento di riduzione di una frattura,
Ma non solo: avrebbe anche posizionato una placca, come protesi all’omero, sovradimensionata rispetto alle effettive dimensioni dell’osso della paziente. Potremmo essere di fronte a un caso di malasanità in Italia. E’ quello che è successo a una donna di 40 anni, impiegata di Padova, la quale ha subito tre lesioni, ad altrettanti nervi dell’arto operato, e da oltre due anni vive con gravi limitazioni funzionali del braccio, quasi al limite della paresi dello stesso.
Tutto ebbe inizio da una semplice caduta nei pressi del portone d’ingresso di un centro commerciale a Padova. La donna, nella caduta, riportò la frattura dell’omero. Si sottopose quindi a un intervento chirurgico per la riduzione della frattura. Ma, passati pochi giorni dall’operazione, furono gli stessi medici del reparto di ortopedia a comunicarle che non era stato possibile rimuovere dall’omero la punta del trapano con il quale era stata operata. La donna fu però rassicurata dai sanitari: secondo loro non avrebbe dovuto patire alcuna conseguenza. A loro parere in definitiva non si tratterebbe di un caso di malasanità.
Però, nonostante le terapie, il braccio continuava ad essere rigido e con delle funzionalità limitate. Preoccupata, la donna chiese di poter visionare le proprie cartelle cliniche, dalle quali scoprì la presenza di una placca all’omero che sostiene essere sovradimensionata e fece quindi scattare la prima denuncia, era l’aprile del 2013. Ma fu nell’estate dello stesso anno che la donna scoprì ulteriori complicazioni.
La 40enne si trovava a Bari, in convalescenza, quando effettuò una elettromiografia. Dall’esame la donna presentava una lesione del nervo radiale ed ascellare di destra, scattò così la seconda denuncia per un caso di malasanità. Purtroppo però, il suo calvario non era ancora giunto alla fine. Il 5 dicembre 2013 infatti, durante la consulenza medico legale, venne a scoprire l’esistenza di una terza lesione, quella al nervo sovrascapolare.
Nonostante la denuncia per un caso di malasanità, circa due mesi dopo, arrivò la richiesta di archiviazione a carico dell’ortopedico dell’azienda ospedaliera che la operò, un chirurgo di 62 anni.
Da quanto si evince, la consulenza predisposta dal medico legale non ha infatti individuato responsabilità ascrivibili al medico in questione. Come è stato riportato dalla stampa, il medico ha dichiarato che “Le dimensioni della placca non inficiano il corretto trattamento della frattura” e che “il tipo di intervento non può aver prodotto lesioni ai tre nervi, ma è idoneo a ledere solo il nervo ascellare”.
Queste conclusioni, sono state fortemente contestate dal legale della paziente, l’avvocato ha infatti ribadito la gravità del doppio errore dell’ortopedico e l’incredibile ritardo nella diagnosi della lesione dei tre tronchi nervosi. Se questo sia o meno un altro caso di malasanità in Italia spetterà al giudice deciderlo.