Il trinomio innovazione- concorrenza-crisi è diventato ormai una caratteristica di questa era di transizione nel digitale, di veloci innovazioni tecnologiche alle quali, come è noto, il diritto tiene il passo con fatica, specialmente se il legislatore resta ancorato a stili espositivi fatti di rimandi e richiami che rendono le leggi di difficile comprensione. Ma questo è un altro tema che spesso alimenta dibattiti e discussioni.
E’ di moda oggi parlare di sostenibilità, termine virtuoso che assomma in sé vari significati, dal rispetto dell’ambiente alla maggior efficienza e produttività delle aziende, che possono essere anche gli studi legali. Nei nostri incontri di A.L. abbiamo già parlato delle buone prassi per una gestione organizzata e strategica dell’attività dell’avvocato.
Le mie riflessioni ora non sono diverse da quelle già espresse lo scorso anno nello scritto su (Buon 2021!) Scenari futuri e organizzazione dello studio professionale. – AL Assistenza Legale
La crisi pandemica ancora in atto ha poi accelerato la transizione digitale e l’educazione informatica della cittadinanza, spinta come non mai, a causa delle misure restrittive atte a prevenire i contagi, verso gli strumenti di comunicazione a distanza tramite i PC, i tablet gli smartphone. Tanto più che, nell’ambito delle imprese e delle varie professioni, si è avviato un nuovo modello di comunicazione interattiva da remoto, già conosciuto come telelavoro e smart worlking, destinato a diventare una nuova e generalizzata modalità operativa. Anche nell’ambito della professione di avvocato è nata la figura di smart working lawyer, dell’avvocato che opera in mobilità e in assenza di una sede fissa grazie agli archivi digitali messi a disposizione dalla tecnologia cloud e all’ormai prossimo processo telematico. Cristiano ha creato proprio un gruppo di Facebook su tale nuova categoria (https://www.facebook.com/groups/349143966107083).
Più volte vi ho detto che una buona organizzazione dello studio legale fa rima con innovazione. E spesso si pone l’accento proprio sulla organizzazione piuttosto che sulla prestazione, che certamente viene favorita da una corretta gestione del lavoro, ma non può essere mai sostituita da questa. Voglio dire che la qualità della prestazione professionale resta il prodotto della mente e del lavoro individuale del professionista. Per questo motivo anche studi legali non strutturati ma incentrati sul brand e sul lavoro del professionista rinomato, possono eccellere e vincere la concorrenza. Il rispetto delle buone prassi, al di là della doverosa compliance alle normative sulla protezione dei dati, sull’antiriciclaggio, ai modelli organizzativi della “legge 231”, può anche dare adito alle certificazioni da parte di organismi indipendenti autorizzati a certificare il rispetto delle norme UNI da parte di Accredia, l’ente nazionale di accreditamento.
Ma è importante comprendere che, al di là di tutto questo, un importante fattore di crescita dell’avvocatura e dello studio legale risiede nei nuovi modelli di condivisione, quelli ispirati ad un’economia collaborativa che si pone alla base anche del concetto di sostenibilità. Più volte ho detto dei modelli associativi tramite collegamento funzionale e operativo più che strutturale. Ne sono esempio modelli virtuosi di network e associazioni di avvocati dei quali la nostra A.L. Assistenza Legale ha fatto da pioniere. Ogni studio del circuito conserva la propria personalità e si collega agli altri confrontandosi sulle nuove frontiere della professione, sul lavoro da remoto, sulle nuove tecnologie, organizzando convegni e webinar.
Si tratta di una visione che ho con voi condiviso nel mio articolo in inglese dal titolo Towards a turning point in the way of working – AL Assistenza Legale di due anni fa. L’immagine suggestiva che fa da sfondo al gruppo FB Smart Working Lawyers vuole segnare il solco dell’innovazione, in quel sentiero di luci che va verso il futuro tecnologico della smart city ma nel rispetto dell’ambiente. Quale combinazione più virtuosa per definire la sostenibilità?
Affrontare questi argomenti in modo condiviso, accompagnando gli studi professionali nel cambiamento della quarta rivoluzione industriale, significa per me aiutare a comprendere che anche i rapporti di lavoro e le relazioni con gli assistiti devono essere reinterpretati al di là dei modelli organizzativi, pensando all’impatto dell’Intelligenza Artificiale in ogni settore e così pure nell’esercizio dell’attività professionale.
Diventa quindi determinante l’aggiornamento e la riqualificazione di tutti coloro che, altrimenti, rischiano di essere espulsi dal mercato del lavoro a causa della veloce digitalizzazione degli strumenti di lavoro. Così anche la formazione e l’educazione digitale diventerà una materia obbligatoria alla pari della deontologia e della previdenza forensi. Ma intanto dobbiamo entrare nell’idea di cambiare il modo di operare e di lavorare, di compiere già quel salto culturale che ci consentirà di adeguare la nostra professione alle nuove richieste di assistenza della cittadinanza e delle imprese.
Milano, 4 marzo 2022
Avv. Giovanni Bonomo – Osservatorio sull’innovazione digitale – A.L.