La digitalizzazione dell’avvocatura. Perché investire in conoscenza e innovazione

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Innovazione digitale

Occupandomi ora, non solo per interesse personale e professionale ma per dovere di ruolo in A.L., di digitalizzazione e cultura dell’innovazione, mi pongo la domanda su quanto sia in effetti attuata la “digitalizzazione dell’avvocatura”.

Perché si sente spesso parlare di avvocati e cybersecurity, avvocati e I.A., avvocatura e blockchain, ma poi quali reali investimenti, organizzativi e strutturali, vengono attuati? Solo una minima parte degli studi professionali attuano quelle innovazioni che li rende coerenti al nuovo scenario mondiale di economia digitale.

In Italia la nostra professione è a tutt’oggi ancorata alla tradizionale figura dell’avvocato come intellettuale, meta-scrittore e fine oratore, anche per un primato di diritto romano che altri Paesi non hanno (sintetizzato nella Magna Glossa, la cui eredità culturale viene ripresa dal Windscheid e dai pandettisti tedeschi), mentre negli altri Stati fuori dell’Europa la laurea in giurisprudenza viene considerata un secondo titolo di un percorso universitario, da affiancare a ingegneria, matematica, statistica, fisica, in modo che si potrà scegliere se poi fare l’avvocato ma con un serio background di ingegneria, matematica, statistica, fisica.,.. una prospettiva lontana anni luce dalla nostra realtà.

Voglio dire che noi siamo ancora orientati al passato mentre in altri Stati, come USA, Inghilterra, Dubai, Singapore, Cina, gli studenti di giurisprudenza devono affrontare corsi anche di FinTech, Intelligenza Artificiale, blockchain, informatica. Questo avviene perché lo scenario mondale, partecipe della quarta rivoluzione industriale, è segnato da imprese che intraprendono e sviluppano sempre più nuove strade tecnologiche sia per sopravvivere sia per entrare nel mercato. Queste imprese sono già i nuovi clienti di noi avvocati.

Facciamoci un esame di coscienza e riconosciamo anzitutto le nostre inefficienze, nel modo di gestire i dati dei clienti, sulla poca conoscenza delle tecnologie cloud, sulla telematica che sfruttiamo al di là della pre-lettura delle email sul nostro smartphone… , quando potremmo benissimo anche operare in mobilità come dimostra la nuova figura, introdotta e spiegata nel mio articolo, di Smart Worker Lawyer.

Insisto quindi sull’importanza di sviluppare le nuove aree tematiche che l’attuale società multimediale e dell’informazione ci impone, perché il diritto è ormai una scienza trasversale a tutte le materie, intersecandosi sempre con la tecnologia (da ex fcto oritur ius a ex technologia oritur ius). Oltre a incoraggiare il continuo aggiornamento professionale, come fanno gli Ordini, bisogna favorire lo sviluppo di competenze trasversali che si affianchino alle conoscenze nei settori più tradizionali del diritto.

I clienti possibili di oggi abbisognano di supporto su tematiche sempre più complesse e interdisciplinari e in sempre meno tempo. Investire nell’efficienza, quindi, non è più una scelta dettata da ragioni di profitto, ma una necessità per noi avvocati per sopravvivere in un mondo sempre più connesso e sempre più velocizzato.

Investire nel sapere e nell’innovazione è quindi il primo passo da fare. Con gli attuali strumenti che ci offre oggi Internet abbiamo infinite occasioni per affinare le nostre competenze e per impararne di nuove e nessuna scusa per non farlo. I collegamenti tra professionisti e le nuove realtà di associazioni funzionali più che strutturali tra avvocati, favoriscono l’apprendimento reciproco, l’interdisciplinarità, l’intelligenza collettiva.

Mettersi quindi in una posizione di apprendimento, con umiltà, eliminando ogni supponenza, può essere l’inizio per una vera rivoluzione della figura dell’avvocato, il cui valore aggiunto verrà riconosciuto e non verrà mai scalzato dall’Intelligenza Artificiale.

Il mondo attuale dei Big Data e dei flussi di informazione, della digital disruption, o sconvolgimento digitale, è la sfida del terzo millennio da affrontare, constatando la crisi di determinati settori ma anche la prosperità di altri, cogliendo le opportunità che per fornire servizi di assistenza innovativi. Chi è staso prima illuminato da questa visione e ha investito nell’innovazione potrà soddisfare le nuove richieste di assistenza.

Per questo ho sempre sottolineato l’importanza del diritto delle nuove tecnologie e del diritto dell’informazione e dell’informatica come scienza trasversale a tutto. L’avvocato di domani sarà programmatore e utilizzatore dei suoi stessi software, che modellerà sulle esigenze delle problematiche affrontate e da affrontare per le nuove richieste dei clienti. Ma potrà essere anche il pre-visore di nuove problematiche per le quali avrà già le soluzioni.

Milano, 25.10.2020                                                                    Giovanni FF Bonomo – Chief Innovation Officer – A.L. Osservatorio Innovazone Digitale

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